Oggigiorno nelle nostre organizzazioni ci si imbatte in un problema al di poco paradossale.
Vista da dentro, l’azienda denuncia una mancanza di profili altamente specializzati ai quali offrire formazione, affiancamento e posizione organizzativa.
Da fuori abbiamo un crescente numero di giovani diplomati, laureati che sono “a spasso”….e che rischiano seriamente di cadere nel baratro depressivo tipico del fenomeno N.E.E.T. (not (engaged) in education, employment or training, in italiano indica persone non impegnate nello studio, né nel lavoro né nella formazione (fonte wikipedia)).
Tutto ciò non è paradossale? A prima vista potrebbe sembrare così, ma in realtà è la drammatica realtà dove la colpa è di tutti e di nessuno in particolare.
O meglio, ci si potrebbe chiedere che cosa le istituzioni di primo livello, quelle politiche e quelle di secondo livello, esempio università, scuole, fanno in tal senso?
A mio avviso bisognerebbe spostare il focus da azioni sussidiarie come la cosiddetta “alternanza scuola-lavoro”, ad un più radicale intervento sul vulnus originale, cioè la natura dei programmi scolastici assolutamente arcaici e statici rispetto alle innovazioni continue e irreversibili del mondo del lavoro.
Il problema s’allarga a macchia d’olio se pensiamo che nemmeno il fenomeno migratorio può portare almeno nel breve a soluzioni efficaci.
Buon lavoro a tutti…si fa per dire!
pubblicato su Adiss – Associazione divulgazione Scienze sociali